"Salam, maman" di Hamid Ziarati


"Una vita senza il sapere è come un albero senza rami e foglie, non offre frutti, non fa ombra, è solo un semplice e insignificante pezzo di legno. È come la vita di un pesce che gira in tondo dentro uno stagno tutto il giorno ed è convinto che il mondo sia tutto lì."

Esistono dei luoghi, nella letteratura. Delle aree ricorrenti che il lettore abile impara a riconoscere, come un odore antico, un ricordo sommesso. Quando vige una realtà d'oppressione, una vita "mordi e sopravvivi", la Storia si palesa agli uomini attraverso il silenzio.
E nel momento in cui un testo letterario evoca questa muta presenza, compie un atto di testimonianza e al contempo di rivalsa nei confronti del potere. Ziarati, che fa della sua prima opera un'offerta, un dono di memoria destinato al figlio, ospita in sé una duplice funzione: padre nelle intenzioni, si è detto, ma anche figlio nello sguardo. Alì, il giovane narratore del romanzo, usa le domande per edificare il proprio universo: ciò che il fratello Puyan compie per mezzo della fotografia (che dura il tempo di un ricordo), egli lo mette in pratica esercitando la curiosità. Prima e illustre mediatrice è dunque la madre, la cui voce basta a erigerne la grazia, e a colmare l'abisso. Alì si appropria della realtà attraverso il linguaggio, ingenuo e poetico, traducendo la Storia in vita: la lingua costruisce il pensiero. CLICK-FLASH.
A differenza di quanto accade nel Meccanico, qui Teheran esplode davanti agli occhi dei suoi abitanti: la città si spoglia e si consegna nelle mani del giovane uomo che imparerà con dolore a comprenderla. Di Capodanno in Capodanno, la Storia procede spedita per balzi e rivolgimenti, primordi e rivoluzioni. Quando il cielo si veste di fumo, quando si comprende di vivere nell'altra metà dello specchio, dove la finzione distopica non legge la realtà bensì la rappresenta, rimane il silenzio. "Chiudo forte gli occhi. Li riapro di colpo." Allora il cenno affettuoso, il benvenuto, muta in addio: salam, maman, augurio e disperazione. 

Autore: Hamid Ziarati
Anno: 2006
Edito da: Einaudi

Recensione di Serena D'Angelo 
(serenadangelo93@gmail.com)